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FUORI delle RIGHE

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FESTA DI OGNI GIORNO - At 2,1-11

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi:
“La sua dimora diventi deserta
e nessuno vi abiti”,
e: “Il suo incarico lo prenda un altro”.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione».
Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.



il giorno della Pentecoste

Pentecoste, giorno di festa, festa di un vento che si abbatte impetuoso, festa delle lingue come di fuoco, festa del parlare nella propria lingua, festa dello stupore e della meraviglia che fa essere fuori di sé per le grandi opere di Dio. Festa della «Libertà», dell’«Amore», della «Comunione», festa di ogni giorno.


Venne all’improvviso dal cielo un fragore

Ci sarebbe da domandarci cosa davvero sia successo quel giorno di Pentecoste: un suono (èchos qui esageratamente tradotto con fragore, quasi un baccano) arriva improvvisamente da riempirne la casa, paragonato a un vento che si abbatte impetuoso.
L’immagine del suono s’intreccia con quella del vento. Dio irrompe nella comunità dei discepoli con l’impeto di un suono che riempie la casa e interpella quegli uomini per diventare in loro parola. Quel suono ha la caratteristica di un vento impetuoso come quello che è capace di infilarsi nelle fenditure, penetrare gli stipiti, aprire le finestre e sbattere le porte, che libera dal chiuso, da visioni limitate e ristrette. Quella comunità di apostoli e discepoli è chiamata all'avventura di una relazione con Dio fondata sulla libertà di Figli che riconoscono in Gesù Cristo, morto e risorto, l'unico Signore della loro vita.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio (Rm 8,15-16).
Il Signore è lo Spirito e, dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà (2Cor 3,17).


lingue come di fuoco

Quel suono che aveva riempito tutta la casa si fa lingua che si divide per sedersi (kathìzo nel senso di rimanere) su ciascuno, così che tutti cominciarono a parlare in altre lingue. Come l’immagine del suono s’intreccia con quella del vento, così le lingue s’intersecano con l’immagine del fuoco.
Richiamati i simboli classici del vento e del fuoco (Es 19,16; Dt 4,36; 1Re 19,11-12) si dice che è in atto l'azione libera, potente, singolare, di Dio che non solo riempie la casa ma anche coloro che la abitano. La voce di Dio si divide in più lingue e fa parlare ciascuno, un popolo è fatto profeta dal fuoco dell’Amore di Dio.
Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco (Eb 1,7).


li udiamo parlare nelle nostre lingue

Quel suono unico, quel fuoco che si è diviso e ha preso dimora in ciascuno ha dato la forza di parlare in lingue diverse diventa udibile nella diversità delle lingue. È il dono della xenolalia (xeno straniero, lalia parlare) che rivela l’universalità della testimonianza evangelica: riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (At 1,8). Il lungo elenco di popolazione richiama la Tavola dei popoli di Genesi (cap. 10) e la Torre di Babele quando il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra (Gen 11,9). Nella Pentecoste la voce unica dello Spirito che ha colmato la casa e i discepoli rispettando la diversità della moltitudine riporta l’armonia del progetto originario di Dio dell’unità. La lingua dello Spirito è divenuta la lingua dei discepoli di Cristo fondamento della cattolicità della Chiesa: le barriere sono abbattute c’è una parola nuova, una capacità nuova di parlare e ascoltare, un linguaggio nuova fatto non solo di parole, ma anche di gesti, di comportamenti, di solidarietà, vicinanza, condivisione, accoglienza: non c'è più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,28).
Pentecoste è festa per ogni Comunità in cui lo Spirito è lasciato agire, sostiene l’annuncio del vangelo, raggiunge gli increduli, i superstiziosi, gli indifferenti, gli sfiduciati: è la festa che può realizzarsi ogni giorno.